Una minigonna per ogni spirito ribelle
Negli anni ’60 la società rifiuta le convenzioni e i modelli puritani e si prospetta un’epoca verso il trionfo di un sistema economico, politico e sociale alternativo a quello capitalistico borghese. In materia di moda si verifica il passaggio dalla linea a clessidra e dall’haute couture degli anni ’50 alla forma dell’abito a trapezio, o a sacco, una linea comoda pronta per essere indossata da tutte le classi sociali che rispecchia in pieno la libertà di movimento delle donne di quest’epoca che sono sempre più indipendenti e spesso lavoratrici.
Mentre a Parigi, le grandi maison, continuano a produrre abiti per la classe aristocratica, ossia per l’èlite, a Londra e a New York le collezioni riguardano le nuove generazioni. Nasce la moda pronta all’uso, dal francese pret-à-porter.
L’abbigliamento indossato dai giovani viola liberamente i canoni del buon gusto impostati fino ad allora dalle grandi case di moda. In questo decennio di movimenti studenteschi e di rivendicazioni delle libertà negate sono proprio i ragazzi a cambiare e a creare il proprio stile.
Londra diventa la Swinging London (o Swinging Sixties), non solo la capitale della moda ma anche il simbolo di un nuovo stile di vita che si distacca dal decennio dei giovani austeri degli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale.
Gli anni ’60 sono anche il periodo nel quale le stelle del cinema decretano in fatto di eleganza e la femminilità viene esibita con grazia: come nel caso della fantastica Audrey Hepburn che nel film “Colazione da Tiffany” indossa un vestito nero divenuto un elemento di spicco tra l’abbigliamento vintage.
In generale il look femminile è minimal e colorato. È formato da minigonne, abitini, cappottini, scarpe basse, stivali alti e cinture appoggiate sui fianchi. I capelli vengono portati lunghi, incredibilmente in sintonia con i giovani londinesi della moda anni ’60 uomo.
La minigonna
Negli anni ’60 Twiggy Lawson (all’anagrafe Lesley Hornby) è la prima modella a indossare la minigonna, lanciata da Mary Quant, che diventa in fretta un must have di qust’epoca e di quelle a venire. Chanel, invece, la odia perché secondo lei mostra una delle parti meno graziose del corpo femminile: il ginocchio.
Per ricreare lo stile Twiggy basta indossare un vestito corto e a sacco, dalla forma trapezoidale e senza punto vita, o una minigonna accompagnata da una camicetta trasparente d’estate o a un maglioncino a collo alto d’inverno, come la Skinny Rib che è una maglia aderente a costine creata sempre da Mary Quant.
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L’intimo
La moda degli anni ’60 rappresenta una rivoluzione anche per l’intimo, che conquista la sua valenza. Le dive di tutto il mondo mostrano la propria biancheria in una sorta di romanticismo. Compaiono i volant e sotto alle minigonne spuntano i tutù e i pizzi mentre per la notte fanno capolino le eleganti camicie e le sottovesti frou-frou.
Le donne si emancipano e l’intimo diventa comodo, sobrio e confortevole. Vengono abbandonati i reggiseni a “proiettili” e “bombati”, usati negli anni ’40 e ’50, per dare spazio a corpi più filiformi e armonici che mascherano le forme. Le gambe sono coperte da collant colorati e le autoreggenti tornano nell’ombra.
Nel ’68 con la presa di coscienza del proprio corpo, la rivoluzione sessuale e il femminismo, i reggiseni vengono bruciati ma la moda hippie riporta alla ribalta il pizzo.
Il trucco
Negli anni ’60 il trucco delle ragazze è molto marcato.
Mentre nel decennio precedente le labbra sono il punto focale e sono ricoperte di un rosso accesso, ora sono gli occhi a essere i protagonisti. Linee decise di eyeliner nero liquido, tanto mascara e ciglia finte vengono usati per ottenere uno sguardo da vera bambolina.
Gli ombretti sono luminosi e colorati, il fard è rosa pastello o corallo e i rossetti sono rosa.
Yves Saint Laurent, Paco Rabanne e Givenchy
Yves Saint Laurent apre nel ’61 la propria casa di moda e nel ’65 lancia il suo Mondrian Look, una collezione ispirata all’arte dai colori primari del pittore olandese. Il Mondrian Dress, in lana e jersey, è un abito della linee pulite e semplici che esprime la creatività dello stilista che si serve dalla rappresentazione grafica per nascondere le cuciture del vestito. Il vestito è oggi esposto al Victoria Museum di Londra. Nel ’66 crea lo smoking femminile: le donne sono libere d’indossare un completo giacca e pantaloni essendo eleganti. Nel ’67 esce la giacca sahariana di alta moda adattata alle forme femminili. Nel ’68 le sue modelle sfilano in passerella in nude look: abiti trasparenti che fanno intravedere i capezzoli, un vero scandalo per quest’epoca.
Paco Rabanne apre nel ’66 la sua casa di moda e inaugura la sua prima collezione con abiti fatti di materiali plastici tenuti insieme da anelli metallici, pinze e ganci. Per Chanel, “non è un sarto ma un metallurgico”. Le modelle di Rabanne sono di colore e fanno scalpore in tutto il mondo della moda. Raggiunge la fama mondiale con la collezione che presenta all’Hotel Georges V che è composta da dodici vestiti in materiali contemporanei indossati da delle modelle scalze. Le sue creazioni sono provocazioni e i suoi abiti sono adatti alle donne pronte a rompere gli schemi.
Givenchy crea nel ’60 il vestito a tubino indossato da Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”. È un abito nero di raso senza maniche lungo fino alla caviglia. Audrey Hepburn lo indossa con lunghi guanti neri e un cappello a falda larga in testa. È dichiarato il vestito più elegante nella storia del cinema. Givenchy è in grado di vestire la donna senza che l’abito prenda il sopravvento sulla personalità della signora che lo indossa. Secondo lui “è il vestito che deve seguire la forma del corpo di una donna e non il contrario”.
La moda uomo: lo stile Beatles creato da Pierr Cardin
I Beatles non rappresentano solo un’icona della musica ma anche dello stile e della moda anni ’60 uomo. La nuova generazione non solo apprezza l’innovazione musicale portata dai quattro ragazzi di Liverpool ma è anche affascinata dal loro look: le camicie col collo arrotondato, le giacche abbottonate in alto e gli stivaletti di pelle nera.
Per i ragazzi i capelli lunghi diventano il simbolo dell’anticonformismo, della rottura con la società adulta, della protesta giovanile e della critica al sistema.
Pierr Cardin, primo sarto della maison Dior già dalla sua fondazione nel ’46, pioniere della minigonna in passerella, crea il look dei Beatles formato da giacche senza collo, pantaloni aderenti e tronchetti con elastici ai lati.